Tipologia: Dimora nobiliare
Gradara è nota per la famosa rocca e per il mito di Paolo e Francesca con il bacio più famoso della storia. Una tradizione relativamente recente vuole che qui si sia consumata la tragedia di Paolo e Francesca, ovvero la vicenda di Paolo Malatesti e sua cognata Francesca da Polenta uccisi dal marito di lei Gianciotto Malatesti che, ripresa nell’Ottocento in piena età romantica, divenne l’emblema della passione amorosa e dell’intreccio indissolubile tra amore e morte.
“Quando leggemmo il disiato riso
Dante Alighieri (Inferno, Canto V)
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante“
Forse Dante venne a conoscenza della vicenda durante il suo esilio a Ravenna presso la corte dei da Polenta e la raccontò nel Canto V dell’Inferno in una delle pagine più belle e note di tutta la letteratura italiana.
Sta di fatto che il mito dei due amanti è diventato nel tempo la narrazione più fortunata legata al castello.
Il ripristino della rocca tra il 1921 e 1923 con la ricostruzione in stile degli ambienti volle riproporre l’atmosfera di quei tempi legandola al mito dei due giovani con uno spirito romantico di stampo ottocentesco.
Ma la storia di questo edificio è ben più antica del mito dei due amanti. Il nucleo originario del castello risale infatti al medioevo ed era inizialmente una struttura militare semplice, forse costituita da una sola torre.
La rocca fu poi ampliata in età rinascimentale dalla famiglia dei Malatesti che la portarono alle dimensioni attuali con il sistema difensivo delle mura che racchiudono il borgo.
Imponenti lavori alla Rocca furono realizzati sotto il dominio degli Sforza, in particolare sotto Giovanni Sforza nel 1494, per accogliervi la sua sposa Lucrezia Borgia: la rocca, alla fine del Quattrocento, perde quindi il suo ruolo militare in favore di quello di residenza ‘suburbana’.
Dopo il dominio degli Sforza, come tutto il territorio pesarese e urbinate, anche la rocca passò ai Della Rovere e con la devoluzione del Ducato alla Santa Sede (1631) Gradara fu concessa dai papi in enfiteusi ai signori del pesarese.
Nel 1726 il cardinale Alessandro Albani, nipote di papa Clemente XI, fece realizzare lavori di ammodernamento degli interni. Successivamente il complesso fu pressoché abbandonato e si alternarono fasi di decadenza e di nuovi lavori.
L’intento di riportare la rocca nelle sue forme originarie è iniziativa degli ultimi proprietari: il conte Alessandro Morandi Bonacossi che acquisì il bene dopo una controversia giudiziaria con il Comune di Gradara, e Umberto Zanvettori che acquistò l’immobile nel 1920 e al quale si deve una grande operazione di ripristino che però spesso fu dettata non tanto dal gusto filologico per il corretto restauro ma da gusti personali e rifacimenti arbitrari. Come era gusto comune nell’Italia del primo Novecento venne attuata una vera e propria ricostruzione degli ambienti producendo degli autentici “falsi”, una sorta di eclettismo e di revival del passato.
Nel 1928 la Rocca viene venduta allo Stato italiano ed è oggi parte dell’offerta museale della Galleria Nazionale delle Marche di Palazzo Ducale di Urbino.
LA VISITA
Dal cortile d’onore, con portico e loggetta rinascimentali, si accede alla cappella che conserva una terracotta invetriata di Andrea della Robbia (1435-1525). Sempre dal Cortile si giunge alla torre del mastio e alle sale del primo piano: la Sala del Mastio, la Sala di Sigismondo e Isotta, la Sala della Passione, la Sala Malatestiana, il Salottino di Lucrezia, la Sala del Leone Sforzesco, la Sala del Cardinale, la Sala dei Putti, la Sala Rossa, la Sala del Consiglio.
Sono probabilmente temi nuziali quelli delle pitture che decorano il “camerino” detto di Lucrezia Borgia. Seppur degradate, sono leggibili figure allegoriche e la personificazione dei pianeti, la fontana di giovinezza, il giudizio di Paride, immagini simboliche che ben si prestavano a celebrare le nozze.
Punto di arrivo del percorso è la Camera di Francesca, con una decorazione alle pareti che imita una tappezzeria a tendaggio, un trittico del XV secolo raffigurante una Madonna con Bambino e i santi Agostino e Sebastiano.
L’ultimo ambiente è la Sala della Giustizia così denominata per l’altorilievo ligneo di scuola tedesca del XV-XVI secolo con al centro l’Arcangelo Michele che sorregge la bilancia. Di grande interesse è poi il dipinto su tavola di Giovanni Santi, datato 1484, raffigurante una Madonna con Bambino e i santi Stefano, Sofia, Michele Arcangelo e Giovanni Battista.
persone
Dati della casa museo
ROCCA DEMANIALE CASTELLO DI GRADARA
Piazza Alberta Porta Natale, 1 – 61012 Gradara (PU)
INFORMAZIONI
Giorni di apertura: da lunedì a domenica
Orari: 8.30-14 (lunedì); 8.30-19.15 (dal martedì alla domenica)
Tel. 0541 964181
E-mail: pm-mar.roccagradara@beniculturali.it www.roccadigradara.org